19 Gennaio 2014

Le cose che non ho di Grégoire Delacourt

Pubblicato in WOR(L)DS LIBRI

Le cose che non ho di Grégoire Delacourt

Dice un vecchio adagio che le lacrime più amare sono quelle versate per le preghiere esaudite. Sì, a volte succede che la gioia per una svolta inattesa del destino svanisca in fretta di fronte alla possibilità concreta di realizzare un sogno, lasciandoci smarriti e confusi. È quello che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo: “un cuore semplice”, una donna intelligente e positiva con un’esistenza quieta, nutrita di sogni, che per un colpo di fortuna all’improvviso è in grado di realizzarli tutti. Forse la felicità non è così matematica. Forse non si tratta solo di sommare un sogno dopo l’altro, ma di ritrovare se stessi in ciò che si fa.

La protagonista de Le cose che non ho di Grégoire Delacourt è Jo, ma potrebbe essere chiunque. Jo è una donna semplice, tranquilla, con tanti sogni ma spesso poche energie per realizzarli. Ha una merceria, un marito ed i figli ormai grandi. Ama le cose fatte a mano, quelle che richiedono tempo per essere confezionate ma che, alla fine, danno maggior soddisfazione.

Purtroppo il mondo intorno a lei non la pensa allo stesso modo e preferisce lo standard dei prodotti da supermercato. Per questo motivo la sua piccola bottega non funziona molto bene e Jo deve lasciar volare via i propri sogni per prendere in mano la calcolatrice per far quadrare i conti. Fondamentalmente Jo è insoddisfatta e sono ben poche le cose che le danno sollievo. Un rifugio per lei è certamente la lettura.

È solo nei libri che può cambiare a vita. Solo lì si può cancellare tutto con un tratto di penna. Fare sparire il peso delle cose. Cancellare le cattiverie meschine e alla fine di una frase, ritrovarsi all’improvviso alla fine del mondo.

Un’altra isola felice è il suo blog, Mani di fata. Qui riesce ad esternare le sue emozioni parlando di ricamo e cucito. Suo marito è troppo occupato a ragionare sulle cose che vorrebbe ma che non può permettersi, tutti oggetti materiali, “nulla di ché” pensa Jo. La vita scorre senza grosse soddisfazioni ma anche senza particolari problemi, finché un giorno, per gioco, decide di giocare una schedina con il sistema automatico. La vincita: oltre diciotto milioni di euro. A chi non verrebbe un colpo sapendo di averli vinti? A chi non verrebbe voglia di urlarlo al mondo o almeno a tutti i propri familiari?

Jo decide di tenere segreta la sua vincita, non per spendere tutti i soldi per sé ma per pensare. Pensare al fatto che quei soldi, fondamentalmente, non le servono se non per comprare qualche piccolo oggetto, qualche sciocchezza. Ma cambierebbe davvero la sua vita se uscisse a spendersi tutto il bottino? Jo pensa e ripensa a cosa fare, cosa dire. Pensa che, dopotutto, quei diciotto milioni di euro non le ridarebbero la possibilità di riabbracciare le persone care ormai scomparse, non le darebbero l’opportunità di migliorarsi e nemmeno il vantaggio di ridurre le distanze, quelle del cuore.

Vorrei avere la fortuna di decidere della mia vita, credo che sia il più grande regalo che ci possa esser fatto.

Con un tratto semplice ed armonioso l’autore ci ricorda che spesso le cose che non abbiamo, quelle che ardentemente desideriamo, sono solo degli oggetti inutili che probabilmente possono darci sono un appagamento momentaneo, un’assuefazione alla noia che talvolta pervade la nostre vite, ma non possono certamente darci la felicità.

Un romanzo sulla futilità delle cose, sulla riscoperta di ciò che è importante, sull’importanza di avere fiducia in se stessi e negli altri, e di riuscire a soddisfare se stessi con ciò che abbiamo.

La protagonista del romanzo inizia a stilare la lista dei suoi bisogni: una lampada, un tappeto, una borsa nuova, un asse da stiro, un telefono nuovo e una macchina nuova. Ma ben presto si accorgerà che è tutto inutile.

[…] rileggo la lista dei miei bisogni e mi sembra che la ricchezza consista nel poter comprare in una sola volta tutto quello che sta scritto nelle liste […] i nostri bisogni sono i nostri piccoli sogni quotidiani. Sono le nostre piccole cose da fare, che ci proiettano verso il domani […]

Tutto va troppo in fretta: le nostre parole, i nostri pensieri, la nostra vita. Ci si ritrova grandi senza nemmeno accorgersene e forse l’unica cosa importante è proprio il cercare di andare più lentamente, assaporando il gusto di ciò che abbiamo. È questa la ricchezza più grande.

Il denaro non può aggiustare le cose, anzi, spesso finisce per distruggerle. I desideri ci tengono in vita ed è giusto averne, ma la nostra nostra felicità è fatta di poco, di quelle cose che già abbiamo ma che non ci rendiamo conto di avere. Non è mai troppo tardi per cambiare, l’importante è rendersene conto.

Le cose che non ho di Grégoire Delacourt è un romanzo delicato, intimo, che si legge velocemente ma lascia spunti di riflessione importanti sulla nostra vita; aiuta a riflettere sulle cose importanti, su quelle che spesso desideriamo di più: quelle che non abbiamo. L’autore, un noto pubblicitario francese, ci racconta in poche pagine lo sgretolarsi delle certezze che tengono in piedi la protagonista e la sofferta scelta di iniziare a vedere le cose in modo diverso.

Alessandra Voto

© L’angolino di Ale – Riproduzione riservata 

  1. liù ha detto:

    Ciao,nel mio blog c’è un regalo per te!
    liù

  2. Santi & Spes ha detto:

    Grazie per l’attenzione che mi hai prestato. Da quel che riporti c’è molta condivisione ma è quasi risaputo che i soldi scatenano desideri e azioni (spesso negative, a volte positive). Il problema è che quando ce li hai è dura scegliere e perdi le amicizie vere. Anche alcuni passi evangelici (la scelta fra Dio e mammona) possono ben riflettere sul tema (e a casa di norma la Bibbia c’è!).

  3. Silvia ha detto:

    Molto bello, il genere di libri che preferisco! ;)

  4. ostriche ha detto:

    Mi intriga, voglio leggerlo al piú presto! :-)

  5. mairitombako ha detto:

    cerchero a comprarlo presto
    sereno pomeriggio

  6. La brevità del romanzo in effetti non aiuta a sviluppare a fondo i concetti, ma potrebbe essere una strategia voluta dall’autore per lanciare il messaggio e fare in modo che ciascun lettore ci ragioni su e possa interiorizzarne il significato. Ciao Monique, grazie e buona domenica!

  7. Monique ha detto:

    Ho iniziato a leggerlo attratta dal messaggio sulla semplicità, ma devo dire che lo sviluppo del romanzo mi ha deluso, non nella trama, ma nel modo di scrivere, che mi ha lasciato l’impressione di concetti solo accennati e non affrontati pienamente.

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