24 Settembre 2014

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami

Pubblicato in WOR(L)DS LIBRI

Quando si è adolescenti il gruppo diventa la propria forza e ci si lascia trasportare dalle emozioni del momento. Tazaki Tsukuru all’epoca era uno studente universitario e si sentiva parte integrante di questo gruppo. Ma all’improvviso succede qualcosa ed i suoi quattro amici prendono strade diverse, lontane da lui.

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki MurakamiTsukuru, credendo di essere lui stesso la causa di questo allontanamento, si isola sempre di più, cambiando città e dedicandosi alla sua unica passione: lo studio della costruzione di stazioni ferroviarie. Questa separazione dai suoi amici lo rende sempre più apatico e sfiduciato, a tal punto da pensare di voler mettere fine alla propria vita. Tsukuru inizierà a chiedersi il perché di questo distacco senza tuttavia trovare risposte.

Cercare di conoscere il proprio valore è come pesare qualcosa privi di un’unità di misura. L’ago della bilancia non riesce a fermarsi con uno scatto netto in un punto preciso
 
Tsukuro inizia così a riflettere sul proprio passato ed il suo gruppo di amici. Ciascuno di loro aveva la particolarità di possedere un cognome contenente un colore. Ad esempio: Aka significa rosso oppure Shiro significa bianco. L’unico a non possedere nessun colore è proprio lui, Tsukuru.
 
L’essere privo di colore gli dispiaceva al punto da sentirsene ferito
 
Il suo viaggio verso la scoperta della verità sarà lungo e tortuoso e non sarà un viaggio fisico verso una meta precisa, bensì un itinerario dentro sé stesso per scoprire chi è davvero Tsukuru e che cosa può offrire al mondo. Tsukuru si sente escluso ed è stanco di sopportare i “colori” della gente. Vivere è diventato un peso ed il senso di smarrimento è forte.
 
Ogni persona ha un suo proprio colore, una tonalità la cui luce trapela appena appena lungo i contorni del corpo. Una specie di alone. Come nelle figure viste in controluce
 
Murakami, con la sua consueta maestria, ci trasporta in un mondo al confine tra realtà e sogno. Le due dimensioni si alternano disorientandoci. A tratti poetico, a tratti filosofico, Murakami esprime tutto il disagio e l’incapacità che i giovani (e non solo) hanno nell’approccio, sano e costruttivo, nei confronti del prossimo. Spesso abbiamo una percezione sbagliata di noi stessi: crediamo di essere in un modo quando, in realtà, gli altri ci vedono in maniera totalmente diversa.
 
La scelta del titolo non è casuale. L’ideogramma della parola Tsukuru significa “costruire” ed il protagonista, al di là della sua passione per la costruzione delle stazioni, deve necessariamente assemblare i pezzi di sé stesso ed iniziare ad edificare il proprio futuro sulle basi di un passato instabile.
 
L’atteggiamento degli uomini verso i limiti e i confini è ciò che definisce la loro libertà
 
Come accade spesso nella letteratura giapponese, le tematiche trattate ne L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami sono connesse alla morte, la solitudine, il sesso. Il tutto viene vagliato razionalmente dall’autore, il quale, attraverso il suo personaggio, ci mette di fronte ad interrogativi comuni a tutti noi.
Tsukuru dovrà viaggiare tra i propri incubi e le proprie incertezze, tra flussi di gente e di emozioni, sfidando la paura di fare, di dire e di agire. Dovrà trovare il coraggio di affrontare la vita, dando voce alle proprie sensazioni. Tutti noi, talvolta, attraversiamo momenti difficili (per un abbandono, una perdita, …) ed in questi momenti pensiamo di non avere più nulla da offrire al mondo.
 
Ciò nonostante diventano questi i momenti in cui la tenacia di un individuo deve emergere, rompendo i vecchi schemi e far sì che quel “valore aggiunto“, quel colore speciale intrinseco in ciascuno di noi, possa nuovamente affiorare. Nessuno di noi è insignificante o vuoto. Semplicemente è necessario trovare la propria stazione da costruire, mettendoci tutte le proprie forze.
 
La vita è come uno spartito complesso. Piena di semicrome o biscrome, di segni strani, di annotazioni dal significato oscuro. Decifrarla è un’impresa ardua e anche saperla leggere correttamente, anche a saperla trasformare nella musica più bella, non è detto che poi la gente la capisca e l’apprezzi nel suo giusto valore
 
Ti lascio con la melodia (un po’ inquietante ma che esprime perfettamente l’essenza del romanzo) citata più volte all’interno del libro. Si tratta di “Anni di pellegrinaggio – Le Mal di Pays” di Franz Liszt.
 

Alessandra Voto

© L’angolino di Ale – Riproduzione riservata 

  1. luna ha detto:

    L’ho comprato, ma non ancora letto.
    Non vedo l’ora!
    Luna

  2. newwhitebear ha detto:

    Ho la netta impressione che perderà la voce. Piccole o grandi dosi, il prblema non si modifica. In biblioteca ce ne sono che attendono la lettura…

  3. L'angolino di Ale ha detto:

    In effetti ciascun romanzo di Murakami ha sempre un fondo “filosofico”, una sorta di guida che ti incita alla riflessione su tanti tempi importanti. Ho ancora tanti suoi romanzi da conoscere ma li assaporo piano piano.

  4. lucrezia ha detto:

    Ciao Ale, questo libro mi incuriosisce ma aspetto di farmi un’idea precisa di Murakami. Sto leggendo altri suoi libri precedenti e poi valuterò :)

  5. Musica e prosa sono per Murakami un tutt’uno, come se le lettere fossero scritte su un pentagramma chiamato vita. Voglio leggere questo libro da quando è uscito, questa recensione mi ha invogliata ancora di più!

  6. elisaviotto ha detto:

    L’ultimo e unico libro di Haruki che mi manca da leggere…devo assolutamente risolvere al più presto questa situazione!!! Sarai mio per un altro viaggio onirico verso il giappone!!!

  7. newwhitebear ha detto:

    Dell’autore ho già letto qualcosa ma lo trovo decisamente ostico per i miei gusti. Credo proprio che rimarrà sugli scaffali.

  8. Filippo ha detto:

    …aspettavo da un po’ questa tua recensione!
    A tal punto che sei riuscita a distogliermi per qualche minuto dalla mia corsa di domani ;)
    vorrà dire che opterò per Murakami, da questo week end, per un po’ di meritato relax!

  9. panelibrienuvole ha detto:

    Non ho mai letto nulla di Murakami, l’ambiguità tra realtà e fantasia in genere non fa per me. Però in questi ultimi anni si sente nominare ovunque, alla fine dovrò convincermi, anche solo per curiosità… Da cosa mi consigli di iniziare?

  10. tramedipensieri ha detto:

    Questo mi manca li ho tutti e ti pare che me lo lascio sfuggire?

    Grazie per la recensione….invitante :)
    Ciao
    .marta

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