12 Ottobre 2014

La scoperta dell’Irlanda di bar in bar di Pete McCarthy

Pubblicato in WOR(L)DS LIBRI

Oggi ti porto in Irlanda con un romanzo davvero divertente: La scoperta dell’Irlanda di bar in bar di Pete McCarthy. Consigliatomi dalla mia amica e collega Patrizia (grazie Patty! …me ne ricorderò il 17 marzo, Saint Patrick’s day!) la quale, oltre a consigliarmi questa lettura, mi ha portato una copia del romanzo prendendola in prestito dalla biblioteca. Quindi, oltre ad aver appurato l’efficienza delle biblioteche milanesi, ho riscoperto il piacere di tenere tra le mani un libro della biblioteca: usurato, stropicciato, sottolineato, vissuto. In una parola (che va di moda): “vintage”!

La scoperta dell'Irlanda di bar in bar di Pete McCarthy

Irlanda è sinonimo di verde, di trifoglio e di arpa celtica. Ma Pete McCarthy, inglese di origini irlandesi, è tornato qui non tanto per seguire percorsi turistici omologati, bensì per riscoprire le proprie radici. Il suo percorso è dettato dalla voglia di rivedere luoghi visitati con la madre (irlandese) da bambino; tuttavia si accorgerà subito che tutto è cambiato e non si tratta più dell’Irlanda che aveva conosciuto.

Abbiamo guidato attraverso i paesaggi più favolosi dell’Irlanda, costeggiando ruscelli dalle acque argentate e attraversando vallate aspre e deserte. […] Il sole faceva capolino da dietro le nuvole, alternando un costante gioco di chiaroscuri sui versanti delle colline e creando  un meraviglioso scenario, tipico dell’Irlanda occidentale, quando non piove a catinelle

Pete si dedica, durante il suo viaggio, alla scoperta delle zone meno battute. Non la solita Dublino e dintorni ma un Paese diverso e più lontano dalle città più famose. Andrà alla scoperta di bar e pub nascosti e semi-sconosciuti, il tutti accomunati dal nome: “McCarthy”. Viaggiando scoprirà che questo cognome è assai diffuso in Irlanda. Il suo itinerario è libero da scadenze e restrizioni e proprio per questo il suo diario di viaggio risulta più autentico.

I posti che visita sono tranquilli, senza troppi turisti a rovinare l’atmosfera. L’autore, con il suo acutissimo spirito d’osservazione, si siede al tavolino dei vari bar ed osserva la gente, legge quotidiani, parla con gli irlandesi e rimane affascinato dalle loro tradizioni, usi, costumi e quell’innato modo così particolare di familiarizzare che possiedono.

 L’immagine che emerge da queste pagine è quella di un’Irlanda diversa, più “rustica”, rurale; fatta di pub sperduti nelle campagne irlandesi, nei quali non solo si può bere una pinta di Guinness in allegria, ma si può anche trovare nello stesso posto anche un calzolaio, un pastore o semplicemente un nuovo amico con il quale chiacchierare in allegria.

 I personaggi che incontra Pete durante il suo cammino sono particolarmente eccentrici e stravaganti: vecchiette al volante che corrono come pirati della strada facendo gestacci, preti sposati, baristi curiosi e logorroici, contadini strampalati.

Gli irlandesi sono molto bravi a infrangere le regole che le varie società hanno istituito al loro interno. Così, anziché ordinare qualcosa o farsi servire, si ottiene un contatto umano dall’altra parte del bancone

Per chi, come me, non è mai stato in Irlanda è impossibile non rimanere incantati attraverso le descrizioni di paesaggi e spazi verdi davvero incantevoli. Personalmente sono rimasta anche sorpresa dal leggere l’apertura e l’ospitalità del popolo irlandese.

  McCarthy li descrive come gente alla mano, dalla loquacità esuberante e dai modi festosi e senza fronzoli. Così come descrive i pub come luoghi ricreativi nei quali la Guinness non è la vera protagonista bensì fa solo da “collante”.

Mai sottovalutare la capacità dell’Irlanda di assorbire i suoi visitatori. […] I paesaggi ti conquistano con l’avvolgente abbraccio dei loro campi verdi e rigogliosi, simili a onde che si distendono fino al mare

 Il tutto è descritto con uno stile spassoso, divertente, dal classico “British humor”. Le descrizioni sono minuziose e talvolta un po’ monotone ma le battutine di McCarthy ed i suoi pensieri “ad alta voce” su tutto ciò che incontra, fanno sì che la lettura sia piacevole. Capita spesso, durante la lettura, di ridere a crepapelle su alcune battute dell’autore (attenzione, quindi, se siete pendolari il rischio è che gli altri passeggeri vi prendano per matta/o!).

  Così, tra leggende e birre, antichi siti celtici e musei a cielo aperto, Pete McCarthy ci accompagna in un viaggio fatto per lo più di contatti umani in contrapposizione al viaggio solitario, di monologhi mentali e lunghe conversazioni con gli irlandesi. L’autore riesce, attraverso questo suo personale “road movie“, a superare la sua “crisi” d’identità anglo-irlandese.

Che cosa esportano dall’Irlanda? Da che cosa è attratta la gente? Da James Joyce e da Oscar Wilde? Da Van Morrison o dagli U2? Dall’immagine di perdenti, con cui amano identificarsi o dallo spirito di avventura e di ribellione?

Ti lascio con un’ipotetica colonna sonora del romanzo: Van Morrison.

http://www.youtube.com/watch?v=BteIwbKU_iQ

Alessandra Voto

© L’angolino di Ale – Riproduzione riservata 

  1. Pinzalberto ha detto:

    Sbrigati a restituirlo in biblioteca che lo prendo io! :-)

  2. orlando778 ha detto:

    Mi hai incuriosito e lo dovrò leggere:-)Buon Sole!

  3. vestitini ha detto:

    carino! mi ispira!

  4. Rosie M. ha detto:

    Mi hai fatto venir voglia di acquistarlo. xD

  5. newwhitebear ha detto:

    Pensando di aver un arretrato di oltre 400 romanzi da leggere, la maggior parte in forma cartecea, e leggendo le tue recensioni, dovrei dire che sarei sommerso dai libri e le mie giornate diventanto di 120 ore esatte.
    A parte queste battute, le tue recensioni sono sempre chiare ed esaurienti e stimolano chiunque ad acquistare il romanzo proposto.

  6. tramedipensieri ha detto:

    Che voglia di andarci! :)

    bellissima recensione, grazie!
    ciao
    .marta

  7. ogginientedinuovo ha detto:

    Bella recenzione! Penso che lo metterò in coda di lettura :-)
    Grazie e buona domenica!

  8. Luca ha detto:

    Grazie Ale! Non so se hai visto il mio post “Quale libro?”, pubblicato di recente. Oggi in libreria ho visto “Lo strano caso di un’apprendista libraia”. Ecco, tra tutti e quattro (Arrivano i pagliacci, Harry Quebert e Tazaki Tsukuru), quale mi consiglieresti?

  9. Silvia ha detto:

    Bella davvero, serena domenica :)

  10. mairitombako ha detto:

    CHE BELLA QUESTA RECENSIONE…
    SERENA DOMENICA DI SOLE X TE

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