Straluna di Giuseppe Pompameo
Pubblicato in WOR(L)DS LIBRITempi sospesi; luoghi distanti ma vicini al sentimento nostalgico della malinconia; ricerca di quel qualcosa che tarda sempre ad arrivare: tutto questo è Straluna di Giuseppe Pompameo. Un romanzo breve, poche pagine ma densissime di vita. Una vita scandita da un tempo lento di un paesino, Nuvàl, sperduto da qualche parte sulla cartina geografica.
L’ingresso a Nuvàl è ambiguo, la sensazione è quella di addentrarsi in un dedalo dal quale difficilmente se ne esce indenni. È un luogo strano, atipico, dove le lancette degli orologi girano in senso antiorario e tutto accade in leggero ritardo.
“Bizzarro paese Nuvàl. Laggiù c’era quasi tutto, tranne ciò che si trovava altrove. Nuvàl, luogo di confine, limbo, spunto di terra alla periferia di qualunque punto cardinale, all’incrocio di chissà quale latitudine o longitudine […]. Il paese era molto giovane, poco più grande di un’idea. Un grumo di case annidato in un’ansa di silenzio.”
Attraverso descrizioni minuziose, si ha come l’impressione di camminare tra le stradine semideserte e desolate di un luogo sperduto e probabilmente dimenticato da Dio. Ci si perde nella dicotomia tra orizzonti sconfinati e piccoli scorci antichi. Come all’interno di un dipinto ricco di nuvole bianche si procede, nel viaggio tra le pagine, accompagnati da una serenità palpabile che da un momento all’altro potrebbe essere interrotta.
L’autore, abile nello stimolare la curiosità del lettore, utilizza parole sapientemente incastonate in un romanzo che ti sorprende per stile e trama. Costruisce storie e tratteggia personaggi improbabili ma estremamente attraenti. Con padronanza e creatività, delinea contesti ed occasioni inusuali, al limite della realtà ma così strettamente vicini al nostro quotidiano. Viene descritta una realtà che viene capovolta, come due volti di una stessa luna che si mostra a fasi alterne, in un crescendo continuo di volti differenti. Tutto sembra immobile quando, invece, tutto è in evoluzione.
“Un mormorio elettrico, carico di tensione, un brulicare di parole in libera uscita, di commenti senza rete, circolava nel silenzio, sottotraccia, interminabile blackout dell’allegria”
Straluna di Giuseppe Pompameo è una sorta di circo nel quale i protagonisti entrano, quasi casualmente, su quel palcoscenico che è Nuvàl, lì dove non c’è nulla ma dove tutti aspettano qualcosa. Lì dove non ci sono regole, dove i giorni pari sono senza vento e dove nessuno ha un’età, tutti ricercano aria di novità. Ma è un’attesa interminabile, di qualcosa o qualcuno. Ciascuno di loro deve fare i conti con gli appuntamenti mancati con la vita la quale, talvolta, ti lancia in aria per appagare la tua passione per il volo ma, beffarda, ti trattiene per i piedi facendoti inciampare nei tuoi stessi desideri.
È tutto legato al destino e alla percezione che il tempo si possa, in qualche modo, fermare. Quelle lancette dell’orologio che segnano sempre la stessa ora, regalano l’illusione di un istante “bloccato” tuttavia ci rendono prigionieri di quell’attimo. Attendere che si avverino i nostri sogni non è sempre la strada giusta. A volte, infatti, capita che, nel momento stesso in cui quei desideri iniziano a prendere forma, vengano coperti da un velo di insoddisfazione. Come se fosse uno scherzo della vita. Come se il destino volesse sottolineare la necessità di risintonizzarsi al momento presente.
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