I love Italy di Carolina G.
Pubblicato in WOR(L)DS LIBRIL’Italia: la nostra cara e “vecchia” Repubblica tricolore. Un Paese che sa dare tanto (anzi tantissimo) ma sa anche chiedere tanti (anzi tantissimi) sacrifici ai suoi cittadini. È sufficiente accendere la TV o aprire qualsiasi giornale per cogliere quel malcontento generale che ci rende tutti un po’ complici di questa dispersione di amore nei confronti del nostro Bel Paese.È proprio su questa scia di insoddisfazione che nasce questo libro di Carolina Guajana. Viola è la protagonista: mezza milanese, mezza pisana, mezza stufa del suo Paese. Lavoro, amici e fidanzato non la appagano più totalmente e la sua visione del futuro appare sempre più nebulosa e senza prospettive gratificanti. Svezia, Norvegia, Finlandia: qualsiasi altro Paese sembra più ricco, più fortunato, più bello di quello nel quale è nata e cresciuta. Ritrovarsi a quarant’anni senza una rotta la destabilizza , facendo passare in secondo piano tutti i piccoli risultati quotidiani da lei raggiunti.
Tutti gli stranieri che Viola incontra sul suo cammino elogiano quella “lovely Italy” che, forse, anche noi italiani a volte dimentichiamo. Lei vorrebbe scappare da qui, mentre altre migliaia di persone pagherebbero oro per viverci. Provare a sopportare i disagi, creati da questo o da quel governo, diventa per lei lo sport giornaliero. Cambiare vita è il suo sogno, per uscire dal guscio stretto dell’inquietudine che soffoca le sue decisioni. Lavorare in uno dei più prestigiosi studi legali milanesi non offre nessuno spiraglio ed il bisogno di aria pulita si fa sempre più impellente. Viola parla in prima persona “vomitando”, tra pensieri caotici e congiuntivi disordinati, tutto il malessere che segretamente la devasta.
Quello che voglio dire è che alla fine l’Italia non è poi così male, se ci penso bene
La stanchezza di non riuscire a trovare alternative, fa cadere l’Italia in fondo a tutte le possibili classifiche mentali di Viola. Ma lasciare l’Italia probabilmente non è la soluzione. Scappare altrove non è il rimedio per tutti i mali. Sputare sempre nel piatto nel quale si mangia non ci renderà migliori ed anche Viola, attraverso un proprio percorso, se ne renderà conto. Vincere la paura di sbagliare è il prezzo da pagare per tentare di trovare una propria collocazione nel mondo.
Dobbiamo tornare ad essere liberi. Liberi di fare, liberi di creare, liberi di vivere
Il racconto di Viola è concreto ma non del tutto convincente. L’autrice ha creato una storia di ordinaria frustrazione, senza un reale sviluppo della trama. Il lettore prova sicuramente empatia nei confronti della protagonista, senza però riuscire ad appassionarsi ad un intreccio vero e proprio. Questo libro, dall’ appeal piuttosto “semplice”, si legge velocemente.
Tuttavia l’idea di fondo è interessante. Cercare di entrare nella mente di una ragazza che, come tante, non riesce a trovare posto nel proprio paese e nella propria pelle, è utile per fare chiarezza sulle dinamiche di un fenomeno attualissimo. Si tratta di quel senso di inadeguatezza che nasce dalla paura di non avere futuro. Il timore di non riuscire a costruirsi nulla in un Paese come il nostro, spesso costellato da situazioni confuse e scelte inappropriate. Emerge quindi quella sensazione che ti porta a pensare di essere uno “straniero” in casa tua. Si vorrebbe perdere la pelle originaria, lasciandola sul suolo italiano, per rifarsene una nuova, altrove. Come un serpente che, strisciando senza avere alternative, si rinnova con una “veste” adeguata ad una nuova stagione della vita.
La vera sfida è trovare il coraggio di restare e continuare a costruire, tornando ad amare, nonostante tutto, il nostro bel tricolore, cercando di affermare con sincerità: «I love Italy»!
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