Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati
Pubblicato in WOR(L)DS LIBRI
Giovanni Drogo, protagonista de Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, è un ragazzo di paese come tanti altri. Per fuggire dalla monotona routine quotidiana del suo villaggio e dal grigiore della sua famiglia, decide di partire e di arruolarsi presso la fortezza Bastiani. Il suo viaggio è faticoso, il cammino verso la fortezza risulta impervio ed affannoso.
In una fortezza ai limiti del deserto una guarnigione aspetta l’arrivo dei Tartari invasori. Ma sarà una lunghissima, vana, logorante attesa. Il romanzo più famoso di Buzzati.
Nonostante tutto Giovanni non si perde d’animo e continua fiducioso il suo cammino, talvolta pensando alla tranquillità lasciata tra le mura domestiche, ma non rimpiangendola troppo. Dopo tutto la scelta è stata decisiva: Giovanni voleva dare una svolta alla sua vita ed eccolo qui, tutto solo ad affrontare il suo destino. Giunto finalmente alla fortezza Drogo faticherà a trovare un volto amico, un sostegno.
Ciascun soldato sembra pensare solo a sé stesso e al proprio pezzettino di terra da controllare. Giovanni si troverà addirittura a pensare di aver fatto uno sbaglio a lasciare il proprio paese, monotono sì ma pur sempre tranquillo, per avventurarsi in mondi così lontani, in terre straniere, senza un amico ed un sostegno al quale appoggiarsi. Si sente solo, terribilmente solo.
➙ La solitudine pesa nel petto di Drogo, ma deve mostrarsi forte al mondo. Non può far emergere la propria sensibilità, dopo tutto si trova in una fortezza militare e qui non è consentito mostrare i propri sentimenti.
Un’attesa infinita
Dopo essersi inserito all’interno della fortezza, Giovanni prenderà parte ad alcune spedizioni per verificare e controllare il confine che delimita la fortezza e che la separa dalla frontiera nemica. Il vento soffia forte sulla fortezza e taglia il volto dei soldati.
Tutti aspettano di vedere in faccia il nemico. C’è attesa, fermento. La speranza cresce e gli anni passano velocemente. Le stagioni si alternano ma tutto sembra rimanere uguale. Nulla cambia, tutti i giorni sono identici a quello precedente.
C’è sempre questa attesa di fondo che caratterizza tutto il romanzo. Un attesa infinita nei confronti dell’esercito straniero che deve arrivare dal deserto. Tutti continuano a sperare che il nemico si faccia avanti, che si palesi davanti ai loro occhi. Ma i giorni corrono via l’uno dopo l’altro e nulla accade. Arriverà un giorno l’esercito tanto atteso dalla landa del nord? Oppure non arriverà mai?
“[…] a un certo punto quasi istintivamente ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell’orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l’una sull’altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire […]“
➙ Questo capolavoro di Dino Buzzati è certamente un romanzo introspettivo. Drogo, non avendo molte persone con le quali parlare, pensa spesso tra sé e sé, si pone delle domande, cerca di darsi delle risposte. I suoi sentimenti sono contrastanti : entusiasmo iniziale e poi delusione (quasi rassegnazione). Il suo spirito non trova pace nemmeno quassù (forse allora il suo paese, sempre uguale, sempre deserto…non era poi così male). Qui Drogo è rinchiuso tra quattro mura in una fortezza che sembra essere ai confini del mondo. E’ tutto immobile.
Riuscirà Drogo a tornare a sorridere? Capirà qual è il posto giusto per lui? Quali sono le cose davvero importanti per le quali combattere?
Il viaggio e le speranze
Il viaggio e l’esperienza di Drogo rappresentano un po’ l’esistenza di tutti noi ed il cammino che ciascuno è destinato a compiere nel corso della vita. Si parte con la valigia carica di speranze ma a volte durante il viaggio ci si volta indietro; poi si prosegue e spesso si trovano delle strade chiuse, vicoli stretti e senza alcuna guida che ti possa venire in aiuto.
Talvolta ci si accorge che non è più possibile tornare indietro: tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle (persone, luoghi, oggetti a noi cari) fa parte del nostro passato. Una volta che la scelta è stata presa, non si può far altro che proseguire.
✓ La metafora della vita è chiara: tutti noi arriviamo ad un punto in cui decidiamo se abbandonare alle nostre spalle le poche certezze che abbiamo per fare in modo che la nostra vita sia più ricca, più piena, più degna di essere vissuta. Il cambiamento spaventa sempre.
Buzzati tocca metaforicamente anche temi quali la stanchezza e la monotonia del lavoro (Drogo vede intorno a sé una una sorta di “macchina di montaggio”, stessi gesti e rituali ripetuti all’infinito) ma anche la speranza di una vita migliore. Non sono, forse, gli stessi temi sui quali ci interroghiamo anche noi giornalmente?
✓ Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati è un libro unico, da leggere e rileggere, da consigliare, da regalare, da gustare e da amare.
Materiale grafico e testi di Alessandra Voto
© L’angolino di Ale – Riproduzione riservata
A parte che scrivi benissimo ed è un piacere leggere le tue recensioni, ma poi il tuo blog sarà per me una nuova fonte di ispirazione sui libri da leggere! Io adoro chiedere consigli librosi e qui mi sa che ne avrò fin che voglio!!! Molto, molto carino!!! :)
Ho letto questo libro per la prima volta quando ancora andavo a scuola, e come dici tu, l’avevo vissuto come un obbligo in quanto lettura scolastica, e dunque non l’avevo minimamente apprezzato. L’ho ripreso in mano anni dopo e devo dire che sì, ne sono rimasta impressionata. Complimenti per la recensione, mi hai fatto venire voglia di leggerlo nuovamente. :)
Fino all’anno scorso, questo libro per me non era altro che un titolo. L’ho scoperto esattamente un anno fa, quando, durante un tirocinio in una scuola, ai ragazzi ne è stata consigliata la lettura. Mi sono incuriosita sentendo le loro opinioni: molte erano negative, ma, confrontandole con quelle che avevo io dei libri che mi venivano somministrati a scuola, penso di poter dire che fossero dovute unicamente all’obbligo di affrontare un libro simile in un’età in cui non si è proprio disponibili a riempirsi di temi difficili, tristi o angosciosi. Perciò l’ho inserito nella lista dei prossimi acquisti, anche se, titolo dopo titolo, la lista si allunga e non mi è ancora capitata l’occasione di acquistarlo. Ma credo che, leggendolo, mi ritroverò in molte riflessioni. Complimenti per la recensione. Cristina
Non so se questo libro è proprio il mio genere… mi sembra una lettura pesante, ma forse mi sbaglio. Vero Ale?
Grazie, pensò lo leggero’.
Questo libro mi ricorda un film che ho visto di cui non ricordo il titolo però… mi incuriosisce lo metto in lista :)
Ciao, amo moltissimo questo libro e spesso mi sento anch’io in attesa dei Tartari…bel lavoro.