Quella certa dipendenza dal tasto invio di Lucia Del Pasqua
Pubblicato in WOR(L)DS LIBRIIl tasto INVIO è davvero il nostro miglior amico-nemico: lo utilizziamo mille volte al giorno e, a parte qualche sporadica défaillance, lui è sempre lì con noi, pronto a rispondere alle nostre esigenze, agile e scattante sotto al nostro pollice impazzito. A tal proposito oggi vorrei parlarti di una delle mie ultime letture. Si tratta del libro Quella certa dipendenza dal tasto invio di Lucia Del Pasqua (Baldini&Castoldi). Se anche tu stai conducendo una vita a portata di click, ti consiglio di leggerlo!
C’è poco da fare: siamo tutti dipendenti dal tasto INVIO. Lo utilizziamo almeno un trilione di volte al giorno. Smartphone, tablet, pc, IWatch e chi più ne ha, più ne metta. Per non parlare poi di blogger/Influencer/Youtuber… quell’insana categoria di persone che si diletta a scribacchiare/postare/fotografare/condividere opinioni (più o meno veritiere) su argomenti più disparati, sperando un bel giorno di non doversi più alzare all’alba per andare a lavorare in un triste ufficio.
Penelope, la cinica e spietata protagonista del libro, critica sarcasticamente un mondo del quale lei stessa fa parte: quello dorato e prestigioso delle fashion blogger. Si tratta di un mondo a sé, fatto di outfit e Instagram, condito da parole come glamour, location, e bla-bla-bla addicted.
“Sei tu che schiacci il tasto, ma è anche lui che si fa schiacciare, è il tasto delle decisioni, che lo schiacci o no sei costretta a scegliere”
Differenziarsi in un mare di pesci tutti uguali
Penelope possiede tutte le carte in regole per differenziarsi (già è proprio quest’ultima la parola-chiave del web) ma, nonostante tutto, è ancora spiaggiata tra comunicati stampa, eventi esclusivi e frivolezze varie. La visibilità non le manca, così come non mancano i compensi, gli agganci e i brand manager che la rincorrono per proporle l’ultimo prodotto “must have” di stagione da lanciare, pubblicizzare e twittare.
Si destreggia bene tra i vari bruch, gli incontri di lavoro con le agenzie, la palestra e i post super-condivisi sui Social per attirare nuovi followers. Ma quando se ne ha fin sopra i capelli, non si può far altro che cercare di cambiare direzione (o per lo meno tentare di prendere una propria strada). Penelope, più che un post ritwittato, si sente una bozza lasciata in pending nel pc.
In una Milano che ormai non ha più tempo nemmeno per bere, ma che corre alla velocità della luce, la nostra fashion blogger è esausta e perplessa da questo fenomeno dilagante delle “blogger-scroccone” (o dette anche “mangiapanini”) pronte a tutto per ricevere gadget gratis a profusione.
“Il lavoro funziona così: non importa se sei bravo, importa solo che connessioni hai”
Penelope e la necessità di cambiare strada
Penelope è una grande osservatrice e più guarda il mondo e più vorrebbe differenziarsi dalle sue “colleghe”. Liberare il proprio stile attraverso idee nuove è la cosa giusta da fare. Ma cercare la normalità in un ambito così difficile come il suo, è come inseguire un miraggio nel deserto.
Solo il suo gatto, Saffo, riesce ormai a malapena a consolarla. Il bisogno di cambiamento è impellente. Il suo loft inizia a starle stretto come un abitino di una taglia in meno e la necessità di trovare un uomo con il quale condividere qualcosa di vero si fa sempre più forte.
“Il realtà ho scoperto tale libertà soprattutto dopo l’utilizzo massiccio dei social, mi sono fatta portavoce del movimento «Più contatto fisico, meno inutili chat davanti a uno schermo», più fiore e cioccolatini (ma è un’utopia) meno poke”
Non sono tutte paillettes quelle che luccicano
Lucia Del Pasqua, autrice del libro nonché giornalista e blogger di moda (The Fashion Politan), disegna in questo suo primo romanzo la propria caricatura attraverso la figura di Penelope. Con uno stile fresco e spontaneo, ci racconta con piglio evidentemente autobiografico, il “di dentro” di un mondo nel quale la visibilità è tutto.
Lucia gioca sarcasticamente con la superficialità che talvolta influenza il settore nel quale lavora, descrivendo pregi e difetti di chi, come lei, usa (e/o abusa) dei Social network, ormai invasi da “Influencer” più o meno influenti, da gruppi Pods, BOT e altri milioni di acronimi dietro ai quali si nascondono delle incredibili verità.
“Forse va di moda dire che si desiderano la pace e il silenzio e fare il contrario, forse è di moda lamentarsi della social life pur facendone attivamente parte”
Concediamoci il lusso di perdere la connessione
È una lettura divertente nella quale abbandonarsi per qualche ora, spegnendo lo smartphone per far riposare quel maledetto tasto INVIO del quale ormai siamo tutti complici e dipendenti. Perdere la “connessione” per un momento, significa lasciarsi andare al volere del destino per ricercare qualcosa di più autentico.
Ricercare costantemente delle conferme del nostro valore in un “like” trasmette solo ansia inutile e Penelope ha aperto finalmente gli occhi su questo punto. Uscire dal mondo virtuale e “disintossicarsi” dalla rete non significa perdersi, bensì scegliere di ritrovarsi e ritrovare del tempo per se stessi e per la propria vita. Quella che c’è al di là dello schermo.
“Ci sentiamo indispensabili, amiamo essere distaccati dal mondo reale”
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